IniziaAnalisi e NewsroomIl gas naturale tra ciclo e struttura: opportunità e rischi nel nuovo decennio

Il gas naturale tra ciclo e struttura: opportunità e rischi nel nuovo decennio

Per il mercato del gas naturale si prospetta probabilmente una trasformazione profonda entro la fine del decennio.
Da Raffaele Costa
Gas naturale: opportunità, rischi e nuove dinamiche globali
Fonte: Shutterstock

Dopo lo shock dal lato dell’offerta del 2022-2023, che ha segnato la più grave crisi energetica dagli anni Settanta, il biennio 2024-2025 ha rappresentato una fase tutto sommato di graduale riequilibrio, sebbene su livelli di prezzo ancora lontani dalle medie storiche e in un contesto di tensione sul piano dei fondamentali.

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Fonte: AIE

I risultati passati non sono indicativi di quelli futuri

In questo contesto, la prevista ondata di nuova capacità di gas naturale liquefatto (GNL) è certamente destinata a influire sulla struttura, flussi e rapporti di forza all’interno dell’intero mercato.

Dallo shock alla normalizzazione incompleta

Nel periodo immediatamente successivo alla crisi, i fondamentali dell’offerta sono rimasti sostanzialmente rigidi. Infatti, la riduzione strutturale delle forniture russe verso l’Europa, la lenta ricostruzione degli stoccaggi e le limitazioni infrastrutturali hanno esercitato sui mercati una sostanziale pressione anche nel 2024 e nel corso di questo 2025. I prezzi elevati hanno fatto da freno naturale alla domanda, in particolare nei mercati asiatici che presentano una certa elasticità della domanda e quindi più sensibili alle variazioni di prezzo.

Dopo una crescita relativamente sostenuta nel 2024 (+2,8%), la domanda globale di gas naturale ha subito un netto rallentamento nel 2025 Immagine che contiene testo, schermata, diagramma, numero
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Nei primi nove mesi dell’anno, i consumi sono aumentati di appena 0,5% su base annua, pari a circa 10 miliardi di metri cubi, con una crescita concentrata quasi esclusivamente in Europa e Nord America, mentre l’Asia ha mostrato una sostanziale stagnazione ed Eurasia una contrazione dei volumi.

Dunque, nel 2025 la crescita della domanda globale di gas rallenta sotto l’1%, con Europa e Nord America uniche aree in espansione. Il dato europeo rappresenta un’anomalia rispetto al trend degli ultimi anni. Infatti, dopo tre anni in contrazione nel 2025 la domanda di gas in Europa è tornata a crescere, sostenuta da un primo trimestre più freddo, da una minore produzione elettrica da fonti rinnovabili e dalla necessità, comunque, di ricostituire gli stoccaggi dopo l’ultimo inverno. Si tratta tuttavia di un recupero che potremmo classificare come ciclico più che strutturale, destinato a scontrarsi nel medio termine con l’espansione delle fonti rinnovabili e con i noti obiettivi di decarbonizzazione.

Asia: prezzi elevati e risposta debole

All’opposto, la regione Asia-Pacifico ha registrato nel 2025 la crescita più debole della domanda dal 2022, con un aumento inferiore all’1%. In Cina, le importazioni di GNL sono diminuite in modo significativo, riflettendo una combinazione di maggiore produzione domestica, debolezza della domanda industriale e prezzi spot poco competitivi

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Offerta globale: il baricentro si sposta verso il GNL

Sul fronte dell’offerta, il quadro è speculare con la produzione globale che ha continuato a crescere nel 2025, trainata in larga misura dal Nord America. Infatti, la produzione statunitense è aumentata di circa 3%, sostenuta dai prezzi più elevati e dalla forte domanda estera

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Oltre la metà delle esportazioni statunitensi è stata destinata all’Unione Europea, confermando il ruolo degli Stati Uniti come perno del nuovo sistema globale del gas.

La Russia, al contrario, ha visto ridursi la propria produzione nel 2025, penalizzata dal calo delle esportazioni verso l’Europa e da una crescita interna tutto sommato contenuta. L’aumento delle forniture via gasdotto verso la Cina attenua solo parzialmente questa debolezza, mentre sanzioni e ritardi infrastrutturali continuano a limitare le prospettive di medio termine.

L’ondata di nuova capacità GNL

Un punto di svolta è tuttavia collocabile nella seconda metà del decennio visto che entro il 2030 è prevista l’entrata in funzione di circa 300 miliardi di metri cubi annui di nuova capacità a livello globale. Stati Uniti e Qatar rappresentano insieme circa il 70% di questa espansione, sulla base dei progetti che, secondo l’IEA, hanno già raggiunto la decisione finale di investimento (FID) o sono comunque in costruzione

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Al netto del declino di alcuni produttori tradizionali e dei vincoli sull’approvvigionamento di gas di alimentazione, l’aumento netto dell’offerta globale di GNL potrebbe attestarsi intorno a 250 miliardi di metri cubi entro il 2030. Secondo gli analisti, questa crescita senza precedenti è destinata comunque a migliorare la sicurezza dell’approvvigionamento e l’accessibilità della materia prima, in particolare nei mercati emergenti che, come detto prima, si mostrano sensibili alle variazioni di prezzo.

Domanda futura e rischio di surplus

Nello scenario base prospettato dall’IEA, la domanda globale di gas naturale è attesa crescere di circa 380 miliardi di metri cubi, vale a dire +9%, tra il 2024 e il 2030. Parliamo di un rispettabile tasso medio annuo di circa l’1,5%

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Tuttavia, secondo alcuni esperti questa crescita non sarebbe sufficiente ad assorbire completamente la nuova offerta di GNL, generando un potenziale surplus di circa 65 miliardi di metri cubi nel mercato globale.

Invece, sempre secondo l’IEA, uno scenario più favorevole, prospettato da prezzi più bassi, potrebbe spingere la crescita della domanda oltre il 10% entro il 2030, soprattutto in Asia e Medio Oriente, grazie al passaggio dal carbone al gas nella produzione elettrica e a una maggiore penetrazione del gas nell’industria e nei trasporti. Resta però il rischio che un contesto macroeconomico più debole, rigidità contrattuali e ritardi infrastrutturali limitino la risposta della domanda prospettando possibile debolezza dei prezzi.

Il 2022 come punto di rottura per i mercati globali del gas

L’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, con il conseguente crollo delle esportazioni russe verso l’Europa, hanno rappresentato uno shock sistemico per i mercati, probabilmente paragonabile per intensità e conseguenze strutturali all’embargo petrolifero arabo del 1973.

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La profonda incertezza, come noto, ha spinto i prezzi su livelli record, costringendo i principali paesi consumatori a riorganizzare in tempi rapidi i propri sistemi energetici per assorbire o mitigare l’impatto di prezzi dell’energia persistentemente più elevati

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Nonostante la successiva normalizzazione ciclica, i prezzi del gas rimangono superiori alla media pre crisi. L’entrata in funzione di una nuova importante capacità produttiva, prevista crescere più rapidamente della domanda per il resto del decennio, sta probabilmente contribuendo a una fase di ribasso che si potrebbe definire ciclico. Tuttavia, va ricordato che questa dinamica si inserisce in un contesto già di elevata incertezza, caratterizzato da una crescente concentrazione dell’offerta e dalla disponibilità di alcuni grandi produttori a utilizzare il gas come strumento di politica estera, come meglio vedremo adesso.

GNL e concentrazione dell’offerta: tra mercato e geopolitica

Si potrebbe caratterizzare l’attuale fase del mercato come segnata da una maggiore fungibilità con altre fonti di energia e, secondo gli esperti del settore, da benchmark di prezzo sempre più interconnessi tra loro grazie all’espansione del GNL. Questa sorta di maturità di mercato, se da un lato ha permesso di colmare rapidamente il deficit europeo nel 2022, dall’altro ha amplificato la trasmissione degli shock di prezzo a livello globale. Infatti, la crisi europea è presto diventata simultaneamente una crisi asiatica, colpendo in particolare i mercati più sensibili ai prezzi come Pakistan e Bangladesh.

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Il settore concorda sul fatto che, fino al 2030, la crescita della domanda di gas sarà sostenuta soprattutto dalle economie asiatiche in via di sviluppo

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e dall’aumento dei consumi elettrici legati ai data center globali per l’intelligenza artificiale

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Tuttavia, la crescente concentrazione dell’offerta e le crescenti implicazioni politiche che caratterizzano il commercio del GNL rischiano di rappresentare un limite alla crescita strutturale del mercato, particolarmente nel medio-lungo termine.

Stati Uniti: dominio del GNL e rischio di contro-effetti

Come evidente dai dati fin qui proposti, gli Stati Uniti sono destinati ad un ruolo da dominanti nella crescita dell’offerta globale di GNL fino alla fine del decennio, con previsioni di quasi raddoppio della capacità installata entro il 2030. Questo, infatti, li posiziona come principale fornitore c.d. incrementale in un nuovo contesto di aumento di offerta, incluso importanti espansioni in Qatar e, in misura minore, in Africa.

Con il secondo mandato di Trump nel 2025 sembra essersi però rafforzato l’uso dell’energia in generale come clava nella competizione geopolitica. Il tentativo di sostenere le esportazioni statunitensi collegando gli impegni di acquisto a obiettivi più ampi di politica commerciale, geopolitica e difesa non fa altro che esacerbare il rischio, se ci fosse ancora bisogno, di politicizzare ulteriormente il mercato. Secondo il The Gas 2025 medium -term report della International Energy Agency (IEA), questo approccio potrebbe rivelarsi decisamente controproducente, nella misura in cui induce gli acquirenti strategici a ridurre la dipendenza dalle importazioni e a investire in fonti alternative o nella produzione interna.

A ciò si aggiunge la ciclicità dell’industria del gas per cui un contesto di prezzi più bassi e capacità produttiva non finalizzata in contratti potrebbe con molta probabilità esercitare una pressione sul piano finanziario significativa sui produttori statunitensi, per cui facilmente si potrebbe assistere a ritardi o ridimensionamento dei progetti già pianificati.

Qatar: un’offerta a basso costo in un mercato più competitivo

In contrasto con la strategia statunitense, il Qatar punta dal canto suo a massimizzare il valore della propria produzione a basso costo. In un mercato destinato a diventare sempre più competitivo come abbiamo visto, con prezzi del gas in calo, il paese mira a consolidare la propria posizione sfruttando i vantaggi strutturali di costo piuttosto che far leva sul piano geopolitico.

Questa impostazione potrebbe rafforzare il ruolo del Qatar nei mercati asiatici più sensibili ai prezzi, dove la pronta reattività della domanda potrebbe, quantomeno temporaneamente, prevalere sugli obiettivi di decarbonizzazione.

Cina: gas come opzione, non come pilastro strategico

Nello scenario descritto, la Cina emerge come uno degli attori chiave nel ridefinire l’equilibrio sul piano geopolitico. Infatti, l’apparente disponibilità ad aumentare le importazioni di gas russo via gasdotto rappresenta, secondo il consueto report annuale di Energy Institute, una mossa chiara per limitare la dipendenza dal GNL, un mercato sempre più dominato come noto dagli Stati Uniti. In un contesto di tensioni commerciali e politiche con Washington, Pechino ha deliberatamente circoscritto, sembra, il ruolo del gas nella propria strategia energetica, sostenendo piuttosto il buon carbone sia nazionale che importato.

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Sempre secondo il report citato, l’accordo con la Russia offre un’opzione per cui saranno i prezzi a determinare il peso del gas nel mix energetico cinese. Attraverso un forte controllo dei prezzi e dei volumi, la Cina ha di fatto declassato il gas da combustibile strategico a semplice fonte marginale e strumento grazie al quale essere flessibili. L’eventuale realizzazione del progetto Power of Siberia 2 rafforzerebbe ulteriormente questa posizione, consentendo alla Cina di influenzare i consumi globali di gas e di creare una leva commerciale e politica di lungo periodo.

Russia: dalla perdita dell’Europa alla svolta asiatica

Nonostante privata della maggior parte del mercato europeo dal 2022, l’industria del gas russa rimane comunque una componente importantissima della politica economica ed estera del Cremlino.

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Ad esempio, Gazprom, che continua a rappresentare una fonte di introiti fiscali cruciale, ha accelerato la riallocazione dei flussi verso l’Asia centrale e la Cina, incrementando i volumi sulle rotte esistenti e lavorando alla finalizzazione del progetto Power of Siberia 2.

Sul fronte del GNL, l’apparente apertura circa le sanzioni occidentali sull’Arctic LNG 2 suggerisce la possibilità che i progetti pianificati potrebbero progressivamente sbloccarsi e potenzialmente, se realizzati, collocare la Russia tra i primi cinque esportatori al mondo. Evidenti sarebbero le implicazioni per la geopolitica sia della zona dell’Artico che globale. Soprattutto in uno scenario di potenziale eccesso di offerta come meglio visto prima.

Europa: sicurezza energetica, volatilità e transizione incompleta

Andando all’Unione europea, la perdita delle forniture russe ha comportato ovviamente una crescente dipendenza dal GNL importato, in larga parte dagli Stati Uniti, con un costo politico crescente come visto in questi anni. In parallelo, le politiche di decarbonizzazione da una parte e la guerra in Ucraina hanno reso strutturale una importante perdita di domanda di gas dal 2022. Domanda che difficilmente verrà recuperata

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Nel medio termine, l’Europa avrà comunque bisogno di importazioni crescenti di GNL per compensare il declino della produzione interna. Tuttavia, la nuova ondata di offerta globale dovrebbe contribuire a ridurre i prezzi, consentendo anche alle fonti rinnovabili di continuare a espandersi. Ma, nel settore elettrico il ruolo del gas come riserva per la generazione di energia rinnovabile intermittente manterrà elevata la volatilità sia della domanda che dei prezzi. Da ciò potrebbero scaturire anche potenziali contraccolpi sul piano politico qualora i consumatori attribuissero tali tensioni alla strategia europea di zero emissioni nette, da molti etichettata come "sciagurata".

Lezioni geopolitiche: quando il gas impara dal petrolio

Le evoluzioni che si osservano nei mercati del gas sembrano mostrare uno scenario sempre più simile a quello cui si è assistito con il petrolio. Se da una parte si assiste alla evidente maggiore maturità del mercato e trasparenza dei prezzi, dall’altra si paventano ora rischi di approvvigionamento, instabilità e una crescente tendenza dei produttori a gestire l’energia anche per obiettivi di politica estera.

Come nel petrolio, le crisi di approvvigionamento e i picchi di prezzo minano la fiducia di lungo periodo e tendono a frenarne la domanda nello stesso arco temporale. Questa percezione potrebbe spingere consumatori e governi a ridurre l’esposizione ai rischi collegati alle importazioni, privilegiando soluzioni nazionali, alternative energetiche o addirittura accordi bilaterali. È in questo contesto che il gas si giocherà la sua partita nel mix energetico globale dei prossimi decenni.

Prezzi spot in moderazione nel 2025

Nel terzo trimestre del 2025, i prezzi del gas naturale hanno mostrato una certa moderazione nei principali mercati rispetto ai trimestri precedenti

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Tuttavia, gli ultimi mesi sono stati piuttosto movimentati per cui in alcuni casi abbiamo assistito al raddoppio dei prezzi segnando il massimo degli ultimi tre anni e segnalando un importante cambiamento strutturale nel mercato globale. Oltre che per la forte domanda invernale e il brusco calo delle temperature in Nord America ed Europa, il rialzo dei prezzi è trainato da una combinazione di forza delle esportazioni di GNL, che porta con sé maggiore impiego di gas ovviamente, consumi energetici generati dai data center e prospettive di stoccaggio più restrittive, che ora indicano prezzi di base più elevati fino al 2026

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Rischi e fattori di instabilità

Le prospettive di prezzo restano tuttavia dominate da rischi asimmetrici. Le tensioni geopolitiche, in particolare in Medio Oriente, la competizione globale per i carichi flessibili di GNL, la rapida crescita della domanda elettrica legata ai data center e condizioni climatiche avverse potrebbero sostenere la volatilità. Al contrario, un eventuale allentamento delle sanzioni sulle forniture russe o una domanda globale più debole del previsto potrebbero esercitare pressioni ribassiste sui prezzi.

Nel 2025, secondo dati Kpler, gli Stati Uniti hanno coperto il 56% delle importazioni europee di GNL, consolidando il proprio ruolo di fornitore marginale e di stabilizzatore del sistema energetico post-crisi. Lo spread tra il benchmark europeo TTF e l’Henry Hub statunitense si è drasticamente ridotto: dai 12 $/MMBtu di inizio 2025 agli attuali 4,8 $/MMBtu, il livello più basso dal 2021

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Questo sta comprimendo i margini di profitto degli esportatori di GNL statunitensi. Infatti, secondo MST Marquee il GNL statunitense ha realizzato margini eccezionali dalla fine del 2021, ma questi margini sono tornati a livelli più normali ora che il mercato si è stabilizzato e la nuova capacità di GNL sta entrando in funzione. Questi margini rischiano ora di scendere al di sotto dei livelli normali. Molti contratti di esportazione di GNL negli Stati Uniti non saranno più remunerativi se lo spread Henry Hub-TTF scenderà sotto i 4 dollari. E se i margini scendono sotto i 2 dollari, che rappresentano i costi di produzione del GNL, gli operatori dovranno quasi certamente ridurre la produzione.

Negli USA, il rialzo dei prezzi è stato amplificato da fattori stagionali e di bilancio. Infatti, l’arrivo anticipato di un inverno più freddo del previsto ha spinto al rialzo la domanda di riscaldamento, incidendo sugli stoccaggi, mentre le previsioni energetiche di breve termine dell’EIA indicano che le scorte potrebbero ridursi più rapidamente del previsto entro il 2026, con il rischio di scendere sotto la media stagionale già entro febbraio.

Secondo Morgan Stanley, l’aumento dei flussi di gas di alimentazione per il GNL compensa ampiamente il modesto incremento della produzione, irrigidendo i fondamentali del mercato

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La banca mantiene una previsione di 5,00 dollari per il 2026, con una certa forza attesa nel primo trimestre e una probabile fisiologica debolezza in primavera.

Oltre al meteo, il mercato sta iniziando a prezzare un nuovo driver strutturale della domanda rappresentato dai data center. Negli Stati Uniti, il consumo elettrico legato all’intelligenza artificiale è destinato a crescere di oltre 160% entro il 2030 secondo l’IEA. In questo contesto il gas rimane il pilastro di questa espansione, garantendo quella stabilità che le rinnovabili non possono ancora assicurare. Al riguardo, gli analisti stimano un aumento permanente della domanda di gas di 1–1,5 Bcf/d.

Stagionalità e prospettive di breve periodo

Il gas naturale resta comunque un mercato fortemente stagionale. Storicamente forte tra fine autunno e febbraio, più debole in primavera. Il future di gennaio, il più liquido, si muove in linea con i massimi stagionali storici. In tale contesto, correzioni di 0,30–0,50 dollari sono considerate storicamente fisiologiche all’interno di trend rialzisti invernali.

Morgan Stanley mantiene una view costruttiva, ipotizzando prezzi tra 5,50 e 6,00 dollari entro metà inverno. Un eventuale superamento dei 6,50 dollari non è escluso in caso di riduzioni un tantino più marcate degli stoccaggi, anche se livelli così elevati tenderebbero comunque ad attirare prese di profitto.

Tecnicamente, il gas naturale ha confermato un breakout importante dei 4,9$ ma è stato prontamente respinto dal ben più importante livello statico collocato a 5,4$

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Comunque, i prezzi, che dai minimi a 1,6 del finire del 2024 hanno prodotto un rialzo di oltre il 230%, restano inquadrati in un canale rialzista ed il calo prodotto dai massimi a 5,36 possono essere inquadrati come in un fisiologico storno douto alle prese di profitto

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Infatti, il livello come si vede era un osso duro rappresentando sia resistenza statica di lungo periodo che dinamica come parte alta del canale rialzista di cui sopra.

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Attualmente i prezzi sono alle prese con il livello di ritracciamento FIBO di 38,2% che rappresenta anche il contatto con la trendline rialzista che sostiene i prezzi dai minimi dell’estate. Un cedimento del livello potrebbe portare ad un’accelerazione dei prezzi verso l’area dei 3,5$ dove in corrispondenza del livello FIBO del 50% troviamo anche l’autorevole sma200 periodi sul settimanale. Oltre, rimane solo il supporto che potremmo definire di ultima istanza rappresentato dal livello 3$ dove incrocia dia il livello di ritracciamento del 61,8% di FIBO che la ben più importante trendline rialzista che parte dai minimi di 1,6$ e che rappresenta anche la parte bassa del canale rialzista di medio e lungo termine.

FAQ

Perché il mercato globale del gas è cambiato dopo il 2022?

Il 2022 ha rappresentato uno shock sistemico paragonabile all’embargo petrolifero del 1973. La perdita strutturale del gas russo verso l’Europa ha accelerato la globalizzazione del mercato del gas, rendendo il GNL il perno dei nuovi equilibri e aumentando la trasmissione degli shock di prezzo a livello mondiale.

Qual è oggi il ruolo degli Stati Uniti nel mercato del gas naturale?

Gli Stati Uniti sono diventati il principale fornitore marginale globale di gas grazie al GNL. Nel 2025 hanno coperto circa il 56% delle importazioni europee di GNL, contribuendo a comprimere lo spread tra TTF e Henry Hub e a stabilizzare i prezzi globali su livelli più elevati rispetto al periodo pre-crisi.

Il gas naturale rischia un surplus entro il 2030?

Secondo l’IEA, la nuova capacità GNL in arrivo potrebbe superare la crescita della domanda, generando un potenziale surplus di circa 65 miliardi di metri cubi entro il 2030. Tuttavia, molto dipenderà da prezzi, geopolitica, decarbonizzazione e risposta della domanda asiatica.

Perché i prezzi del gas restano più alti rispetto al periodo pre-2022?

Nonostante la normalizzazione ciclica, i prezzi restano sostenuti da fattori strutturali: maggiore dipendenza dal GNL, concentrazione dell’offerta, uso geopolitico dell’energia, crescita dei consumi elettrici legati ai data center e maggiore volatilità climatica.

Che impatto hanno i data center e l’intelligenza artificiale sul gas naturale?

La crescita esponenziale dei data center sta aumentando la domanda elettrica strutturale. Negli Stati Uniti, l’IA potrebbe generare un incremento permanente di 1–1,5 Bcf/giorno di domanda di gas, rafforzando il ruolo del gas come fonte di base load.

Il gas può davvero seguire la traiettoria del petrolio?

Sempre di più. Come il petrolio, il gas sta diventando un mercato globale interconnesso, politicamente sensibile e soggetto a cicli di boom e bust. Le crisi di prezzo tendono a ridurre la fiducia di lungo periodo e a incentivare la ricerca di alternative energetiche.

L’Europa ha risolto il problema della sicurezza energetica?

Sul breve periodo sì, grazie al GNL. Sul medio-lungo termine no: la dipendenza dalle importazioni resta elevata e il ruolo del gas come backup delle rinnovabili manterrà alta la volatilità dei prezzi, con possibili ricadute politiche.

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