L’Aspettativa nel Trading: Il Bisogno di Avere Ragione e il Prezzo che Paghiamo

Col tempo, una cosa diventa chiara: non è il mercato a metterci più in difficoltà, ma il modo in cui ci relazioniamo ad esso. Quando clicchiamo su “compra” o “vendi”, raramente ci rendiamo conto che con quel gesto stiamo portando dentro al trade anche qualcosa di molto più personale: la nostra aspettativa.
L’aspettativa non è solo un’ipotesi razionale sul futuro dei prezzi. È una proiezione psicologica, spesso inconscia, che può trasformarsi in una vera e propria trappola emotiva. È quell’idea che ci fa dire: “questo trade deve andare come dico io”, “ho studiato bene, quindi avrò ragione”. E il problema nasce proprio lì: quando il mercato non risponde alle nostre aspettative, prima ancora del denaro iniziamo a perdere lucidità.
Il mercato è un sistema non strutturato
Il mercato è il risultato di un flusso continuo di informazioni, emozioni, reazioni. Non segue regole rigide. È un sistema vivo, caotico, spesso incoerente. Oggi sempre più mosso dalla speculazione. Eppure, noi trader tendiamo a volerlo incasellare, a cercare schemi, a desiderare coerenza.
In quel desiderio nasce l’illusione del controllo.
E così, senza accorgercene, ogni trade diventa un test del nostro valore. Se va bene, ci sentiamo bravi. Se va male, non solo perdiamo soldi: mettiamo in discussione noi stessi.
Perdita, errore, autostima: il triangolo emotivo del trader
A ogni trade perdente, normalmente, associamo tre cose:
- La perdita monetaria
- Il riconoscimento dell’errore
- Un calo dell’autostima
Ma in realtà non è la perdita in sé a far male. È la delusione dell’aspettativa non soddisfatta. È lo scollamento tra ciò che volevamo e ciò che abbiamo ottenuto. Questo vale anche per i trade vincenti. Quante volte hai chiuso in profitto… e ti sei sentito frustrato perché “potevi guadagnare di più”? Succede. Perché? Perché l’aspettativa non era solo guadagnare: era azzeccare tutto, prevedere tutto.
In psicologia si parla di pensiero dicotomico: se ho ragione, valgo. Se sbaglio, non valgo. Una dinamica che, nel tempo, può logorare anche il trader più esperto.
Un caso di fantasia (ma neanche troppo) su EUR/USD: un esempio classico
Un esempio chiarissimo, tratto proprio dall’esperienza reale: immaginiamo di entrare long su EUR/USD a 1.1200 con l’aspettativa che salga fino a 1.1550. Il mercato ci dà ragione: arriva lì e chiudiamo. Profitto, obiettivo raggiunto. Tutto bene.
Ma se dopo la chiusura, il prezzo continua a salire fino a 1.1800?
Ecco che il profitto inizia a puzzare di sconfitta. Cominciamo a pensare: “Avrei potuto guadagnare di più…”, “Sono uscito troppo presto…”. Un guadagno reale si trasforma, nella nostra testa, in una perdita psicologica.
Questo succede perché non volevamo solo guadagnare, volevamo anche avere ragione fino in fondo. Volevamo dimostrare a noi stessi di essere “quelli bravi”, quelli che vedono oltre. E quando il mercato ci “corregge”, anche se siamo in profitto, ci sentiamo frustrati.
Asimmetria delle emozioni: il dispiacere pesa di più
In teoria, dovremmo gioire quando il prezzo torna sotto al nostro punto d’ingresso. “Menomale che sono uscito lì, guarda ora!” In realtà non è così. La psicologia ci insegna che il dolore per una perdita (anche solo potenziale) è più intenso del piacere di un guadagno. È un meccanismo asimmetrico. E nel trading, questo pesa.
Spesso si cade nella cosiddetta "sindrome del Guru": il bisogno patologico di indovinare sempre. Di essere infallibili. Il problema? Il trading è un'attività probabilistica. Non possiamo avere ragione sempre. Non dobbiamo.
Come dice Mark Douglas:
“Il trader di successo è colui che ha imparato ad accettare l’incertezza.”
Aspettativa e dicotomia piacere/dolore
L’aspettativa crea un binomio mentale difficile da gestire:
- Aspettativa soddisfatta = profitto = piacere
- Aspettativa disattesa = perdita (o mancato guadagno) = dolore
Questo schema è pericoloso perché ci rende dipendenti dal risultato. Ma il trading non è un campo dove si può misurare il successo su una singola operazione. Il vero metro è la costanza nel tempo, non la perfezione nel singolo trade.
Come uscire dalla trappola dell’aspettativa
La via d’uscita? Inizia dal cambiare schema mentale. L’obiettivo non è avere ragione, ma operare correttamente. Ogni volta che entriamo a mercato, dovremmo:
- Definire stop e target a priori Questo ci aiuta a ragionare in termini probabilistici e a proteggerci dal “guardare indietro”.
- Accettare che ogni trade può essere sbagliato Anche se abbiamo fatto tutto bene. Il mercato non garantisce mai il risultato.
- Smettere di legare il nostro valore al risultato Il tuo valore non è il tuo ultimo PnL. È la tua disciplina, la tua coerenza, la tua lucidità nei momenti difficili.
- Non guardare il “profitto potenziale” L’unico dato che conta è il profitto realizzato. Tutto il resto è illusione.
- Fissare obiettivi di processo, non di risultato Non dire: “Voglio fare 500 euro oggi.” Dì: “Voglio rispettare il mio piano di trading su tutte le operazioni.” Questo crea stabilità.
Come dicono i vecchi di Borsa:
“Vendi, guadagna e pentiti.” Perché il rammarico fa parte del gioco, ma non deve bloccare il processo decisionale.
Conclusioni
Il passaggio più difficile per un trader non è quello tecnico ma emotivo. È imparare a vivere con l’incertezza, a non legare la propria autostima a un trade, a lasciar andare l’ossessione di “azzeccarci sempre”.
Come scriveva Nassim Taleb, noto formatore di trader:
“Sopravvivere abbastanza a lungo da avere ragione più volte è più importante che avere ragione subito.”
E per sopravvivere, mentalmente ed emotivamente, c’è una cosa che dobbiamo fare: liberarci dalle aspettative irrealistiche.
Il mercato ci darà tante lezioni. Ma la più importante è questa: non siamo qui per dimostrare qualcosa, siamo qui per fare bene il nostro lavoro.
Prendere coscienza di queste parole e cambiare le tue abitudini può davvero essere la chiave per migliorare il tuo trading.
Stay Tuned
Bruno Moltrasio